Gianni Piva | artista italiano: pittore e scultore contemporaneo.
Gianni Piva | artista italiano: pittore e scultore contemporaneo.

Giovanni Faccenda

Critico d'Arte

Recensione Critica

La Natura è un tempio dove viventi colonne lasciano qualche volta uscir confuse parole; l’uomo vi passa attraverso foreste di simboli che l’osservano con sguardi familiari. (Charles Baudelaire)

Nel progressivo consolidamento di una identità pittorica, sempre più orientata verso ambiti rappresentativi, di natura informale. Sono memore di alcune esperienze creative europee piuttosto che nordamericane, aventi origine –con Jean Fautrier– intorno ai primi anni Quaranta del secolo scorso. Gianni Piva raggiunge in questo particolare frangente una dimensione complessiva del suo lavoro senz’altro rilevante.

Ovunque caratterizzata da singolari accentuazioni stilistiche e ricercati sostrati simbolici. Sostrati nei quali peraltro, al solito, è dato di riconoscere la consueta disposizione dell’autore verso le verità più nascoste e intime.

Un simile indirizzo di scavo esistenziale risalta, ora, per merito di suggestive quanto sorprendenti connessioni. Che determinano l’aggiunta di taluni elementi narrativi invero peculiari –varietà di tessuti poveri assorti al ruolo di soggetto espressivo significante– nel tradizionale ordito materico. Era stato, naturalmente, Burri, per primo, a guardare all’aspetto evocativo di supporti minimali. Che potessero accrescere l’intonazione e la temperatura della pittura. Gianni Piva, da un altro versante, torna ad avvertire la necessità di contributi emblematici. Lo fa dal punto di vista ottico, sebbene visceralmente distanti dall’algido meccanicismo insito in alcune rinomate estroflessioni.

Quanto di più toccante appartenga alla sfera emozionale dell’uomo, collima così, nella densità fisica del colore rappreso. (Vedi opere come: “Lacerazioni”, “Lacrime d’amore”, “Vita”). Colore travolgente, d’altra parte, come sangue ansimante nelle vene, fra le ondulazioni, i rilievi e gli spessori. Spessori dati da pezze di stoffa assemblate come una curiosa epidermide, pelle, ultima, di un gesto pittorico essenziale. – In considerazione della sua stessa sostanza– E allo stesso tempo, ricco di indizi trasfigurati: fremiti, sussulti, idilli (“Teneri abbracci”). Idilli affidati alla memoria del dipinto e alla sensibilità di chi avrà agio, poi, di percepirli.

Gianni Piva, di fatto, continua indomito a cercarsi dentro e a indagare. La natura rimane lo specchio della sua anima nonché riferimento inesauribile e immutabile. Siano “Formazioni rocciose” oppure il “Delta” di un fiume, “Profondità oceaniche” o “Neve al sole”. Quindi qualunque immagine «costruita» deve essere correttamente intesa, come esito estremo di una metamorfosi espressiva. Metamorfosi nella quale l’autore ha deciso di aggiungere quella parte di sé romantica, sognatrice. Talvolta persino visionaria (“Angolo di paradiso”, “Profondità terrestri”, “Creazione”), che è nervo scoperto del suo solido temperamento d’artista.

Da qui, il piglio, vibrante, di una pittura densa di sussulti materici pensati come acuti usciti dalle fauci del colore, a testimonianza di stravolgimenti interni (Impulso vitale) che tanto somigliano a eventi naturali improvvisi (le varie versioni di Colata lavica).

Altri accadimenti insistono nell’intrigante caleidoscopio di Gianni Piva: narrano di liquidi stupori (“Formazione corallina”), argentine palpitazioni (“Rocce al tramonto”). E poi coinvolgimenti emotivi, in quell’inverno dell’anima che indovini raffigurato in “Glaciazione”. O nella mirabile percezione che egli ha saputo rendere di una “Foresta innevata” punteggiata di ghirigori simili a cicatrici. Come una sorta di specchio immaginifico, nel quale molti ravviseranno analoghi segni altrettanto indelebili.

Non stupisce, allora, in questo decisivo ciclo di Gianni Piva, la presenza di tre eccellenze che emergono, per qualità e importanza, con palese limpidezza: “Crocifissione” e le due varianti di “Sacra Sindone”. Un pittore, qualunque pittore, che avesse portato a compimento simili lavori, meriterebbe stima incondizionata. Gianni Piva, anche per questo, è degno del più ampio consenso, che vale, soprattutto, per come egli abbia scelto di proseguire su questa impervia ma certo fascinosa strada.

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